giovedì 19 aprile 2018

I viaggi del disagio - destinazione Etna, questa sconosciuta - da quota 0 a 3.300

Non viaggio mai in compagnia,
non mi piace

sono intollerante agli itinerari, ai programmi, alle tappe forzate, al dover parlare per forza

pur di non discutere aprendo un dibattito approvo la qualsiasi cosa e per questo poi mi ritrovo in posti che non volevo vedere o che vedo con gli occhi di qualcun altro

ma è anche vero che viaggiando da sola ho conosciuto persone che (siccome viaggiano da sole anche loro) ragionano allo stesso modo. Ce ne sono molte nell'elenco, ma ce n'è uno in particolare con il quale ho trovato uno strano feeling. Ci conosciamo da anni, ma non ci conosciamo affatto, non ci sentiamo mai, non sappiamo niente uno della vita dell'altro, in un certo senso siamo come due perfetti sconosciuti, e forse è questa la cosa che rende il nostro legame particolare.

Lui è un disadattato, un orso bianco, uno che viaggia da solo in posti assurdi, uno per cui la stima è tanta, ed entrambi pensiamo l'uno dell'altra di essere disadattati della società, anche se il suo carattere si distacca completamente dal mio.
Di solito ci mandiamo un paio di messaggi all'anno, iniziano sempre con un generico "ciao come va?" di circostanza e poi passiamo direttamente ai fatti con "che ce lo facciamo un giro?".
Vivendo poi in città abbastanza distanti non è nemmeno semplice trovare un punto di incontro comodo, ma una delle passioni che abbiamo in comune è l'Abruzzo, quindi facciamo in modo di farlo diventare destinazione di viaggio.

Questa volta però mi ha stupita; qualche settimana fa mi manda un messaggio:

- Ale non sono mai stato sull'ETNA, andiamo?
- Nemmeno io, entro stasera ti dico i voli che partono

Biglietti presi, si parte con la compagnia lowcost per Catania.
Biglietti lowcost veramente, però imbarco bici eccessivo. I giorni liberi sono davvero pochi per permettersi 15 ore di treno, pur di risparmiare sull'imbarco attrezzatura, con lo stesso tempo potrei arrivare a Kuala Lumpur (Malesia - 14h di volo contro le 15h di treno per CT), dall'altra parte del mondo.

La scelta è davvero sofferta, ma mi rifiuto di spendere tutti quei soldi per imbarcare la bici, è più una questione di principio che economica, così decido di scrivere a Giovanni, che assieme a Danu hanno da poco aperto un'associazione Ciclabili Siciliane, che si occupa di sviluppo di turismo sostenibile all'interno dell'isola.

- Ciao Giò, io e un amico abbiamo deciso di fare qualche giorno sull'Etna, tu hai qualcuno da consigliarci per un noleggio bici?
- Noi facciamo noleggio bici, ve le portiamo da Palermo sul posto e poi ce le veniamo a prendere, così ci vediamo che è da un anno che non parliamo

Che cos'è l'ETNA?

"A Muntagna", la Signora viene riconosciuta con questo nome dai miei corregionali. Sappiamo tutti quanti che è il vulcano (tra l'altro attivo) più alto d'Italia, con i suoi 3.343m di altezza (momentanei) e un diametro di 40km occupa una superficie vastissima, per noi ambiente perfetto dove perdersi tra boschi e mini-deserti lavici, che se penso che in 18 anni della mia vita passati in Sicilia non ho mai avuto la curiosità di esplorare, mi viene da prendermi a schiaffi.
L'Etna comunque rimane per me quel mostro che da bambina mi faceva tanta paura. Pur trovandosi a più di 100km dalla mia vecchia casa la paura che la lava potesse arrivare a invadere le vie della città durante la notte era un incubo ricorrente, per questo ne conservo un ricordo affascinante; adesso pensare che da quei 100km che separavano il mio comodo letto mi troverò praticamente dentro la sua bocca, dentro una tenda spessa pochi millimetri, ha risvegliato la bambina che è in me.

Curiosità, per me è la parola chiave di ogni viaggio, breve o lungo che sia.
La curiosità di mettersi davanti i propri incubi a distanza di tempo e vedere come va a finire.
La curiosità di vedere se anche noi in Italia, e nello specifico in quella terra che da piccola ho odiato e nel tempo ho imparato ad amare, la Sicilia, non abbiamo niente da invidiare a posti che ho sognato di visitare per tanto tempo, ho visto e poi ho immagazzinato nella mente come un bellissimo ricordo.
La curiosità, per me, di tornare indietro nel tempo e dare una seconda possibilità alla terra che ha formato il mio carattere.

Insomma, sono curiosa e basta.

il pentolino attaccato allo zaino è classe
I viaggi del disagio oramai è uno stile di vita. Non so nemmeno come sia nato questo nome, in realtà è semplicemente il disagio di non avere niente di prettamente tecnico ma di provarci lo stesso; io e il mio socio portiamo via dell'attrezzatura, chili e chili di roba che trasciniamo a fatica e ovviamente tanta sfortuna con un pizzico di spirito di adattamento.




Ad ogni modo, ogni volta che decidiamo di fare qualcosa so già che tornerò a casa distrutta

esempio di (dis)adattamento (da notare il calzino bucato)

L'Etna è pur sempre una montagna con un'elevazione per niente da sottovalutare e io soffro il freddo in un modo esagerato, però mi piace la montagna e allora cerco di fare il possibile per adattarmi a questo ambiente.

Mi ritrovo così a dormire (!) sul tetto della Sicilia, con venti che soffiano a 80km/h, temperatura sotto zero e una tenda da picchettare assolutamente non adatta a questo tipo di iniziative, però si fa, in qualche modo si risolve sempre e il discorso è che devi sempre risolvere i problemi con quello che trovi a disposizione nel tuo raggio d'azione.




Partendo direttamente dal dunque ci siamo ritrovati in un supermercato di Nicolosi con 1kg di tortellini in mano



- Con questi ci facciamo due cene da paura

credo siano state parole mie, in quel preciso istante in cui ho dimenticato quanto odio il sapore dell'uovo e quanto sofferta sarebbe stata la cena dei giorni seguenti

Wild Camping, anche se all'italiana sarebbe Campeggio Selvaggio e alla siciliana n'abbiammu ammienzu ai rasti



Ma noi siano international e lo chiamaeremo Wild Camping.
E' semplicemente il rifiuto di strutture attrezzate per dormire (anche in tenda), la ricerca del luogo perfetto dove potersi buttare chiudere gli occhi e riposare in attesa che i primi fili di luce l'indomani facciano da sveglia. Il wild camping viene con l'esperienza, ed è un pò come saper accendere un fuoco con la legna raccolta invece che usare la carbonella comprata. Non ho mai avuto paura di dormire all'aperto senza una struttura di protezione, ma sapersi adattare è una prerogativa imprescindibile da questa filosofia.
Noi ci adattiamo a tutto, io invece devo ancora imparare, il più delle volte, se la temperatura scende sotto zero è inutile anche solo sperarci: non chiudo occhio.


Ma non è questo il caso del Campo Base 1 a quota  1.200m sul Monte Sona (cono avventizio, ovvero un cratere che si forma quando il flusso di magma sotterraneo devia dal condotto principale per dar luogo ad eruzioni laterali dirante le quali le scorie si accumulano, formando i coni che rimangono attivi solamente durante l'eruzione per poi spegnersi per sempre e questo in particolare si è fromato tra il 1.000 e il 1.300 d.c.) perchè siccome siamo in Sicilia, comunque la temperatura è molto ragionevole, anche a 1.200m di altezza.

Il mio incubo si fa sempre più vicino

Sapevamo che risalendo la montagna lungo la statale avremmo beccato il nostro ultimo punto di appoggio al Rifugio Sapienza, dove un enorme parheggio e una marea di ristoranti sono pronti ad accogliere il turista più esigente in materia di Arancina.

Quello che non sapevamo, ma un pò sospettavamo, era che oltrepassato quel punto la strada sarebbe diventata senza dubbio non fattibile per percorrerla con due bici e 20kg di bagagli a testa.
Ci pensiamo e prendiamo la seconda decisione sofferta del viaggio: abbandonare le nostre bici e proseguire la scalata a piedi. Ma le bici non sono le nostre e farsele rubare quando te le hanno prestate non è il massimo della gentilezza (ricordando le parole di Giovanni: mi raccomando ragazzi, non ve le fate rubare e non buttatele dentro un cratere), quindi cerchiamo una persona fidata che le possa tenere sott'occhio, senza ovviamente far capire le nostre intenzioni.



Tentativo n.1

Di fianco a uno dei tanti ristori del Rifugio Sapienza c'è uno stand che affitta bici elettriche e quad, si pensa di lasciare le bici nel loro gazebo
Mi affaccio, c'è un tipo barbuto che mi guarda storto e già penso che il tentativo sarà inutile

- Ciao - con aria di vaghezza - ma per caso sai come stanno messe le strade che portano dal versante sud al quello nord della montagna? - il mio inutile approccio, un accenno di socializzazione prima di chiedere un favore

Mi guarda, come ovvio, con aria esperta e super vissuta

- Ciao, non puoi salire su - sgamata! - la condizione delle strade non è accessibile e sopra i 2.900m hai bisogno di una guida aplina - cioè me, cioè pagami, cioè ma ti pare che facciamo andare tutti su così?

- Ah, ma no, era solo per curiosità - faccio finta di guardare qualche cartina appesa al muro ed esco lentamente

Tentativo n.2

Aspettiamo che il tipo barbuto si dia il cambio con il secondo tipo barbuto e mando il mio socio

- Non gliel'ho chiesto, parlava al telefono e mi guardava con aria da esperto -

Tentativo n.3

Non possiamo bruciarci l'ultima possibilità e l'ultimo tipo sembrava il più simpatico, abbiamo barattato uno sguardo alle bici per un caffè al bar

- Ma noi chiudiamo alle 17 -
- Vabbè, magari riusciamo a tornare prima, al massimo prendiamo una stanza e recuperiamo le bici domani -

Si va, ottimo, e la stanza l'abbiamo prenotata davvero, una suite cratere laterale vista monte (cratere sommitale)




E' la signora, e noi dormiamo ai suoi piedi, dopo più di 8 ore di cammino e uno stronzo che voleva fare la spia, francese, e si sà, i francesi rompono sempre le scatole.

Sopra i 2.900m bisogna andare con la guida

A 3.000m, poco prima del Campo Base 2 con questa bellissima vista, becchiamo una guida alpina con un gruppo di persone che scendono il versante direzione rifugio. Le persone erano 3, uno di questi 3 era francese e mentre noi guardavamo a terra sempre con quel senso di vaghezza di chi sta facendo una cosa che in teoria non andrebbe fatta lui ci guarda e ci augura la buona notte, strillando, all'orecchio della guida.
Nessuna conseguenza per fortuna, solo lo sguardo distratto della guida che per un attimo ha cercato di capire dove stessimo andando.




Piantata la tenda, mangiato i tortellini, bevuto la birra, capisco che quella notte non avrei proprio dormito e lo capisco perchè la situazione l'avevo già vissuta nella Death Valley:
terreno roccioso, impossibile da picchettare, tenda sorretta da massi (lavici, quindi super affilati), vento, un vento della madonna.

Ore 2.00 del mattino, all'incirca: mi accorgo di vedere le stelle, nel senso che la copertura della mia tenda è volata via e il cielo è limpido, quindi si vedono veramente le stelle.
Mi alzo di corsa, prima che il telo finisca dentro il cratere, prendo due/tre pietre coi piedi scalzi, giusto per farmi un pò di male, ricopro la tenda e nell'affrettarmi prima che il mio sacco a pelo diventi di nuovo ghiacciato la poziono su una roccia troppo appuntita e di conseguenza la strappo; questo giusto perchè la sera stessa stavo pensando di rivenderla a qualche amico.
Non riesco comunque ad essere infastidita da tutto questo, non posso: mi guardo ai lati, sono all'interno di un cratere, guardo sopra e vedo quelle freddissime, ma affascinanti stelle, lontane dalle luci della città, guardo di fronte e vedo l'Etna, sta fumando, in questo momento riposa pure lei, ma sappiamo benissimo che è viva e respira. Non posso essere infastidita da tutto questo, altrimenti non sarei andata lissù.

L'indomani chiedo al mio socio come ha passato la notte

- Ho dormito benissimo -

benissimo ... io ho solo accumulato minuti di sonno, ma sono stata sveglia la maggior parte della notte, è per questo che si chiama disagio

La foschia non aiuta di certo, anzi, la vediamo come pericolosa nemica pronta a farci mettere i piedi su qualche crepaccio. E vediamo che lenta si avvicina a monte, per cui decidiamo di affrettare davvero il passo, il rischio è quello di essere venuti qui per nulla, perchè se la foschia ci immerge noi sicuro non siamo così pazzi da salire in cima a un vulcano attivo.
Proseguiamo seguendo quello che doveva essere il sentiero per arrivare in cima, un pò osservando vecchie tracce lasciate da qualche guida sulla neve oramai ghiacciata e vecchia, un pò guardando l'altimetro, ma sopratutto osservando innervositi che il vento ha cambiato direzione e la fumata bianca dell'Etna che prima si rivolgeva al versante nord adesso ci sarebbe venuta addosso in pochi minuti.

Salire dalla parte del sentiero è impossibile



Il vento che prima soffiava a nord ovest, adesso viene dritto da noi a sud ovest e ci investe in pochissimo tempo; i polmoni bruciano e cominciamo a scappare giù in fretta, prima che quale fumo ci faccia stare male.
Ci siamo giocati così quasi 300m di dislivello in positivo, che per noi è quasi 1h buttata via, ma non si può mollare così, decidiamo di mollare tutta l'attrezzatura legandola per non farla scivolare via e prendere la direttissima, mentre ci avviciniamo sempre più alla sommità fumacchioli escono timidi dalle rocce.

E' l'ultimo passo prima di arrivare su.
Non sembra, ma la salita è davvero ripida, faccio un passo e ne scendo due, mentre il mio socio arriva con un buon passo in cima e so che mi sta aspettando godendosi in solitaria quel maestoso paesaggio.





Una montagna quando la scali ha una cima, di solito arrivi e poi guardi giù, un vulcano invece, anche se è pur sempre una montagna, quando arrivi non guardi in giù, perchè c'è un enorme buco dal quale, secondo i sogni che facevo da bambina doveva vedersi della lava fluida, inarrestabile, invece nella realtà vedi solo tanto fumo e sai che sotto quel fumo c'è l'inferno, più o meno come quello descritto da Dante. E questo mi regala impressioni del tutto inaspettate, come se sentissi che c'è una natura viva, la roccia è viva, il fumo si muove, fuori è ghiacciato, dentro non riesci nemmeno ad immaginare quanto caldo possa essere e l'odore di zolfo permea ovunque, è uno spettacolo.



Siamo sul cratere sommitale, bocca nuova, di fronte a noi il cratere di nord-est, e ai lati il cratere di sud-est e il nuovo cratere di sud-est

ce l'abbiamo fatta

e mentre siamo ancora su, raccogliendo le ultime immagini per la memoria dei ricordi felici sopra di noi un elicottero

- Ma non starà mica cercando noi? -

ripenso a quel francese maledetto

- Spero proprio di no, non ho i soldi per pagare questa cazzata che abbiamo combinato -










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